Sofferenza e sentimento nell’ultimo album di James Senese.

james senese

Inarrestabile. Si ripropone, James Senese. James is back è il titolo del suo nuovo album che pone, ancora una volta, l’artista napoletano al fianco dei più deboli. E nelle nove tracce del disco emerge un messaggio netto contro il “sistema”, additando nel capitalismo la ragione dei mali e delle contraddizioni che spaccano la società di oggi. La ricetta di Senese sembra essere la rivoluzione, la guerra verso coloro che alimentano l’indifferenza trascinandoci verso un modello di appiattimento sociale che lascia ben poco ai sentimenti. Quegli stessi che egli canta ormai da quasi sessant’anni. Sembra quasi stanco o’ lione James, appare rassegnato quando afferma che “siamo succubi di chi ci domina, ma anche incapaci di far prevalere le ragioni del bene su quelle del male, dunque artefici del nostro stesso destino”.

Il sound è sempre quello molto particolare, espresso dall’artista nel corso della carriera, prima con gli Showmen poi con Napoli Centrale. E il suo sax, sempre graffiante e potente, a volte diventa addirittura lamento per quel che va ad esprimere, quel che può o deve cambiare, ma che in effetti non cambia o, ancor peggio, non cambierà più. Sempre diviso tra il mondo americano e quello napoletano, Senese evidenzia il suo essere “nero a metà”, cerca di coniugare culture musicali diverse, che poi tanto diverse non sono. Le sonorità del blues, del jazz e del funky sono ben amalgamate nelle note e nei ritmi presenti in questo lavoro. “je sto cercanno ancora l’America” è un verso proprio del pezzo “L’America”, presente nell’album.

Il buon James quasi ripropone ‘Ngazzate nire nel brano “‘O meglio amico mio”. E in James is back, che dà il titolo all’album, incuriosisce il testo Facce nere e facce bianche/So’ tutte americane”: “mi riferisco in particolare alla politica” spiega l’artista “nella quale non si distingue più nessuno”. In ognuno dei fetenti, così definisce i politici, regna il dio denaro e non c’è posto per chi soffre. “Non siamo un popolo guerriero e temo che non ce la faremo mai”.  Difficile dargli torto.

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