J-pop sta per “Japanese pop” e si riferisce ovviamente alla musica giapponese. Il termine fu coniato dai media giapponesi per distinguere gli artisti nipponici da quelli stranieri. Oggi la musica in Giappone rappresenta la seconda industria nel settore dopo quella americana, e sebbene sia difficile da definire in poche parole, rappresenta nella cultura moderna molti elementi tipici del suo Paese.
La musica pop giapponese nacque negli anni ’50, grazie ad influenze Jazz provenienti da oltreoceano, e da quella dei Beatles, che nel 1966 tennero un concerto a Tokyo. Gli anni 70 e 80 videro la nascita del J-rock, la versione nipponica della musica Rock, con gruppi come i TM Network e i primi timidi tentativi “Visual Kei”, che sarebbe poi esploso agli albori del nuovo millennio.
Durante gli anni ’90 esordiscono alcune delle tutt’ora maggiori cantanti, come Ayumi Hamasaki, Hikaru Utada e i gruppi della Johnny’s Jimusho (già attivi dai primi anni ’60) con BoyBand come gli SMAP, i Tokio e i Kinki Kids. Negli anni 2000 si continua con la linea intrapresa nel decennio precedente, ma stavolta prendono piede anche i generi R&B e Hip Hop. Gruppi come i Mr.Children e l’Arc en Ciel ne aumentano infatti la popolarità.
Una novità degli ultimi anni per il J-pop è il binomio con gli Anime, sempre più spesso infatti, le OST dei cartoni giapponesi, sono realizzate da cantanti di alto livello e questo contribuisce alla loro fama e diffusione. La musica J-pop è ricorrente anche in molti programmi televisivi e fa da sigla a svariati videogiochi. Un esempio è la sigla di Kingdom Hears cantate da Hikaru Utada.