E questo era l’anno perfetto per riproporlo sul mercato discografico: sono passati 30 anni da quell’album inciso da De Andrè con la sua emozionante voce, il cantastorie di tutti i tempi che ha incantato generazioni di ragazzi ed emozionato ogni angolo del mondo. I componenti della PFM ricordano che l’album in questione fu non soltanto motivo di incontro musicale negli anni ’70 ma anche un trapolino di lancio sia per De Andrè che per loro: se per il cantautore genovese l’affrontare i vangeli apocrifi fu un modo allegorico di intervenire nelle spinte rivoluzionarie dell’epoca, a band di Di Cioccio e Mussida decise di cambiare nome e vita mettendosi a realizzare musica in proprio come PFM.
«Quello è stato l’ultimo lavoro che abbiamo fatto come “Quelli” – ricorda Di Cioccio, cantante e batterista -. Dopo di allora decidemmo di non fare più i session man ma di fare musica nostra. Quindi ci piaceva questa sfida: all’epoca il lavoro era stato arrangiato da Reverberi, quindi noi, al di là dell’apporto come musicisti, avevamo poca libertà di manovra. Ci piaceva l’idea di metterci alla prova per far vivere anche musicalmente, alla nostra maniera, questi testi meravigliosi».
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