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Si intitola “Carovane” il nuovo disco del man in jazz italiano più applaudito, in uscita a tre anni di distanza dal suo ultimo lavoro musicale di inediti. In questo nuovo pezzo della sua carriera, Cammariere mescola al jazz suoni lontani che stanno a sottolineare l’importanza della contaminazione fra culture.
Il nuovo album si compone di 13 brani, di cui due strumentali che hanno impegnato tre anni di lavoro tra composizione della musica, testi (scritti come sempre con Roberto Kunstler) e produzione. Per questo suo nuovo lavoro, ma soprattutto, per questo suo nuovo tema, Cammariere si è ispirato ad un’isola felice, un posto dove potessi trovare la pace, rilassarmi, dove ritrovare me stesso, la mia consapevolezza e anche la mia spiritualità.
«Ho voluto puntare il dito sull’ambiente ispirato dalla figura di (presidente Usa) Barack Obama, l’unico che parla di ecologia e sta riunendo tutti i potenti del mondo per salvaguardare il nostro pianeta, perché la Terra deve essere un giardino in fiore», racconta in un’intervista a Reuters Cammariere, che da Febbraio tornerà in tour in tutta Italia.
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«In Europa i Verdi stanno crescendo… in Italia sono spariti… Ora vedremo se con questa nuova opposizione, con (Pierluigi) Bersani, ci saranno le basi per poter riparlare di nuovo di ambiente, di salvaguardia della nostra vita», aggiunge, sottolineando l’importanza dell’impegno di tutti i cittadini per proteggere la natura.
«Così è venuto fuori questo disco, che è pregno di suoni orientali, con ritmi indiani”. Una mescolanza di strumenti, di melodie, perché “viaggiando con la musica mi sono accorto dell’importanza della contaminazione, della mescolanza tra le varie culture.
Questo disco ha un pò di etnia immaginaria, un innesto con ritmi arabi, nordafricani e strumenti indiani che colorano un po’ il tutto”, ha sottolineato parlando delle sue “Carovane”, che danno il titolo all’album e al primo singolo, già in rotazione in radio. Perché le carovane siamo noi stessi, tutte le genti e i popoli che abitano la Terra, che attraversiamo momenti di deserto», spiega ancora Sergio, «perché più si è vicini all’Essere supremo, al grande architetto del mondo e dell’universo e più si è se stessi».
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